LE VALLI IERI E OGGI

L'immensa distesa d'acqua salmastra, che un tempo circondava Comacchio, si estendeva per oltre 66.000 ettari ed arrivava a lambire i territori dei comuni di Argenta, Portomaggiore e Ostellato. Unica speranza di riscatto, in un territorio da sempre considerato improduttivo e malsano, era la “terra da coltivare”: questa esigenza collettiva ha fatto sì che venissero messe in moto imponenti pompe idrauliche e scavata una fitta rete di canali per drenare e prosciugare milioni di metri cubi d’acqua. Dopo le ultime opere di bonifica, terminate negli anni Sessanta, a testimonianza dell'originaria morfologia del territorio, fra le sconfinate estensioni agricole, sono stati conservati alcuni bacini di acqua dolce e salmastra, che oggi rappresentano tesori preziosi da conoscere e proteggere. Queste zone umide, seppur circoscritte, conservano un grande valore naturalistico e rivestono un ruolo importantissimo nella gestione del territorio.

 

Le Valli di Argenta fungono tutt’oggi da cassa di espansione per contenere le piene dei torrenti appenninici che si riversano nel fiume Reno. Le Vallette di Ostellato sono collocate in prossimità di un dosso fluviale, oggi estinto, e circondate da terreni agricoli, in un ambiente completamente diverso da come si presentava prima delle grandi bonifiche. L’Oasi Anse vallive di Porto - Bacino di Bando è un esempio di ripristino ambientale di un’area utilizzata per la decantazione delle acque reflue del vicino zuccherificio. Le Valli di Comacchio, che conservano ancora un estensione di oltre 11.000 ettari, rappresentano a pieno titolo una delle più importanti zone umide del Parco del Delta del Po. Dall’acqua si sono sviluppate importanti attività tradizionali come l’allevamento e la pesca di specie ittiche, tra cui primeggia l’anguilla.

 

LA CITTÀ DI COMACCHIO

 

Incastonata tra il mare Adriatico e le valli da pesca, sorge Comacchio, col suo caratteristico centro storico fatto di ponti e canali, ricco di chiese e di edifici di grande interesse storico e culturale. In origine la città sorgeva su tredici isole, ridotte a cinque dopo i lavori di bonifica che a partire dal diciannovesimo secolo trasformarono il centro cittadino e il territorio circostante. La città conobbe il suo periodo di maggior splendore a partire dal 1600, quando per volontà della Chiesa avvenne un’importante ristrutturazione di carattere urbanistico. Si scavarono canali per portare “acqua nuova” all'interno della città e si costruirono ponti per collegare i diversi quartieri. All’epoca fu edificata anche la principale porta d'ingresso: Trepponti, un ponte monumentale costruito per volontà del Cardinale Giovan Battista Pallotta nel 1634. Ai piedi del ponte si trova l’Antica Pescheria, un edificio del XVII sec. che racconta quale fosse nei secoli scorsi la più importante attività economica della città: la pesca.

 

Nelle vicinanze il Ponte degli Sbirri da cui si gode una splendida vista sul quartiere di San Pietro, con l’ottocentesco Palazzo Bellini e l’Ospedale degli Infermi, sede del Museo Delta Antico in cui è conservato il carico rinvenuto a bordo di un'imbarcazione di età augustea scoperta nel 1981. Edifici di rilievo sono poi la Loggia del Grano o dei Mercanti, la Torre dell’Orologio, l'antica Cattedrale di San Cassiano, la Chiesa del Carmine e quella del Rosario ed infine il Santuario di Santa Maria in Aula Regia che, dal centro della cittadina, si raggiunge percorrendo il caratteristico Loggiato dei Cappuccini, costruito nel 1647 per volontà del Cardinale Stefano Donghi.

 

LE VALLI E LA SALINA DI COMACCHIO

 

Le Valli di Comacchio, con una superficie di circa 11.000 ettari, rappresentano il più esteso sistema di zone umide salmastre della regione Emilia Romagna. Attraversate da dossi e inframmezzate da argini, costituiscono l’habitat ideale per molte specie di uccelli nidificanti, svernanti e di passo. Le attività antropiche del passato hanno lasciato segni dello sfruttamento delle valli legate alla pesca e all’estrazione del sale. I casoni, disseminati lungo le principali direttrici del bacino vallivo, erano utilizzati per la pesca delle anguille e del pesce di valle, mentre i bacini localizzati nella parte nord-est delle valli erano sfruttati per ricavare il sale. La Salina di Comacchio estesa un tempo per oltre 600 ettari, conserva un impianto realizzato in epoca napoleonica. Con la dismissione delle attività estrattive avvenuta negli anni Ottanta, oggi è uno tra i biotopi più importanti del Delta del Po.

 

La penisola di Boscoforte è il relitto di un antico cordone dunoso di epoca etrusca che si spinge verso nord, per sei chilometri, dall'argine del Reno all'interno delle Valli di Comacchio, nella parte meridionale. Per le sue caratteristiche ecologiche, la penisola richiama una ricca avifauna che ben si adatta alla contemporanea presenza di acqua dolce e salmastra. È uno dei luoghi privilegiati per la sosta e la nidificazione di volpoche, avocette, spatole e fenicotteri; in sintonia con l'ambiente circostante qui vivono allo stato brado anche diversi cavalli di razza Camargue. Boscoforte è considerato un vero paradiso per gli amanti del birdwatching e della fotografia naturalistica.

LE VALLI DI ARGENTA

 

Fanno parte del comprensorio delle Valli di Argenta la Cassa del Bassarone, la Cassa di Campotto, il Bosco del Traversante e la Valle Santa. Con un'estensione totale di 1.624 ettari rappresentano un habitat di estremo interesse soprattutto in termini di biodiversità. A partire dal 1988 questi ambienti sono diventati parte della stazione “Campotto di Argenta” del Parco del Delta del Po. La zona umida di acqua dolce è un residuo delle paludi presenti nel territorio: fino all'Ottocento i fiumi appenninici, che non erano arginati, liberavano i sedimenti trasportati su tutta l’area. Solo nei primi anni del Novecento, con l'intervento dell'uomo e soprattutto con una più attenta gestione delle risorse idriche, i fiumi furono immessi nel Reno. Il termine “cassa” sta a indicare la funzione di questi bacini compresi tra le aste fluviali dei fiumi Reno, Idice e Sillaro: in caso di necessità, servono per contenere le loro piene, in modo da difendere i terreni bonificati.

 

Il Consorzio di Bonifica Renana gestisce le stagionali variazioni dei livelli dell'acqua; inoltre, la presenza di una vegetazione estremamente varia, consente a questi territori di attirare numerose colonie di uccelli. Valle Santa è accessibile liberamente tutto l'anno e i sentieri sono percorribili a piedi o in bicicletta; la torretta di osservazione offre invece una splendida visione dall’alto sia della cassa di espansione sia del prato umido. La Cassa di Campotto è visitabile su prenotazione, accompagnati da personale specializzato, con percorsi a piedi, in bicicletta, con pulmino elettrico o con una piccola imbarcazione. Il Bosco del Traversante infine è attrezzato anche con un percorso per non vedenti.

 

LE VALLI DI OSTELLATO

 

Le Vallette di Ostellato sono il residuo di una grande opera di bonifica che investì le Valli del Mezzano, antiche e vaste paludi colonizzate sin dall’antichità. Dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta ne furono prosciugati infatti oltre 18.000 ettari: questa sconfinata estensione si presenta oggi come una grande distesa di terreni coltivati che fungono da granaio per il territorio ferrarese e costituiscono, nello stesso tempo, una ricca risorsa alimentare per le numerose specie di uccelli acquatici che gravitano tra le varie oasi dell’area deltizia.

 

Le Vallette sono composte da quattro valli di acqua dolce, rinaturalizzate ed inframezzate da isolotti: sono Valle San Camillo, Fossa, Fornace e San Zagno. Si estendono per circa 15 chilometri, una lingua d’acqua racchiusa tra il Canale Navigabile e il Canale Circondariale. La vegetazione tipica è quella palustre, con piccoli boschi igrofili; prevalgono la canna palustre, gigli di palude, ninfee bianche, prugnoli, sambuchi e tamerici. Il Servizio Naturalistico della Provincia di Ferrara vi ha istituito, negli anni Settanta, un’Oasi di Protezione della Fauna: vi si può accedere attraverso i sentieri segnalati provvisti di capanni, schermature e torrette dai quali si possono avvistare anatidi, aironi bianchi, svassi maggiori, cavalieri d’Italia, passeriformi, nitticore, garzette, sgarze ciuffetto e le cicogne bianche. Alle Vallette è possibile praticare la pesca sportiva: vi si pescano pesci gatto, carpe a specchio e carpe regina, amur, lucioperca, anguille e carassi. Inoltre è possibile effettuare escursioni in bicicletta e scrutare le stelle grazie all’osservatorio astronomico situato all’interno dell’area, la quale è dotata inoltre di strutture ricreative e ricettive

 

ANSE VALLIVE DI PORTO - BACINO DI BANDO

 

Situata nel Comune di Portomaggiore, l'Oasi Anse Vallive di Porto Bacino di Bando è una zona umida di straordinario valore naturalistico, area di sosta, svernamento e nidifi cazione per numerose specie di uccelli, tra cui aironi rossi, cavalieri d’Italia, falchi di palude, gufi e martin pescatori. Circondata dalle terre coltivate della bonifi ca del Mezzano, ricchissima risorsa di cibo per l'avifauna, l’oasi è un rifugio costituito da una zona umida d’acqua dolce estesa per circa 50 ettari. Grazie ad un corridoio di terra che separa le vasche, è possibile percorrere il perimetro dello specchio d’acqua centrale, sia a piedi che in bicicletta.

 

Originariamente la zona era un bacino di decantazione al servizio di un vecchio zuccherifi cio oggi inattivo e, come spesso accade ai siti abbandonati, la natura si è riappropriata di questi spazi facilitando, all’interno degli ambienti umidi, la veloce colonizzazione da parte di numerose specie fi oristiche, in grado di attirare un’interessante fauna acquatica. A tal proposito, la Provincia di Ferrara ha avviato una serie di interventi a favore della tutela e del ripristino ambientale dell'area, poiché fattori determinanti come la profondità variabile dei bacini (da pochi centimetri a un metro) e la ricca vegetazione richiamano anche specie rare. Inoltre l’oasi è sede di due importanti progetti di reintroduzione della Cicogna bianca e dell’Oca selvatica, facilmente visibili grazie alla presenza di sentieri attrezzati con capanni di osservazione che permettono ottimi avvistamenti senza creare disturbo. Il Centro Visite “A Casa della Cicogna” è la sede organizzativa e la porta d’ingresso all’area protetta.