TAPPA PORTO GARIBALDI - MADONNA DEL BOSCO DI ALFONSINE

E’ la seconda tappa del cammino Viae Misericordiae, percorre quasi l’intero tragitto avendo l’acqua come compagna di viaggio.

 

Dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Maria di Porto Garibaldi si attraversa viale Nino Bonnet per portarsi in via Teano al fine di arrivare in via Matteotti - Caduti del Mare e prendere il traghetto per Lido degli Estensi, gratuito per chi presenta la credenziale del cammino. Questo tratto si snoda attraverso le strade cittadine, dove prosegue per via Giacomo Leopardi; si passa davanti al porto turistico Marina degli Estensi per arrivare in via Cagliari. Questa via ci porterà fuori dall’abitato e, passando sotto al trafficato ponte Albani, si prosegue in via della Corriera Antica costeggiando il Canale Pallotta.

 

Si comincia a sentire il silenzio e l’odore delle valli. All’altezza del ponte alleato Balley si prosegue dritto salendo sull’argine del canale fino ad arrivare ad uno spiazzo dove ora vi è uno scalo per pescatori di vongole. Si salirà sul ponte con paratoie motorizzate per l’afflusso delle acque nelle valli e si comincia a percorrere il sentiero, dapprima sui dossi ricoperti di salicornia in direzione ovest, poi salendo sull’argine che divide il canale Pallotta con veduta sulle saline di Comacchio. Si prosegue sull’argine in direzione Stazione Foce, centro dell’Azienda Valli Comunali di Comacchio e non toglieremo gli occhi dagli stormi di fenicotteri rosa che stazionano tra dossi e valli. Possiamo fare una sosta al casone Bettolino di Foce, oggi trattoria e punto di appoggio per rifocillarsi e riempire le borracce di acqua. Si prosegue poi in direzione Comacchio arrivando ad un altro ponte Balley e, lasciandolo sulla destra, proseguiremo su uno stupendo argine che ci condurrà in località Fosse. Appena passata la sbarra a  sinistra si vedranno le rovine di una casa che è servita per le riprese del film "L’Agnese va a morire" di Giuliano Montaldo. Si prosegue e a sinistra apparirà la valle nella sua grandezza. A metà dell’argine incontriamo il casone Donnabona e successivamente le rovine del casone Caldirolo. Arrivati all’idrovora di Fosse, grande struttura nata per bonificare la grande valle del Mezzano, che ora contribuisce a mantenere le terre che sono sotto il livello del mare, gireremo a sinistra costeggiando la strada non molto trafficata chiamata Argine Agosta, che divideva a destra la valle del Mezzano, oggi bonificata. Percorreremo la strada Agosta per circa 8,5 km, avendo un cappello se batte il sole o un buon equipaggiamento se piove o tira vento, perché è un tratto scoperto. Raggiungiamo, lasciandola a destra, l’idrovora Umana di Anita e proseguiamo dritto superando la deviazione che porterebbe a sinistra al traghetto sul Reno per Sant'Alberto e la stupenda zona denominata Prato Pozzo.

 

Giunti ad una curva a 90° si prosegue dritto su via Casso Madonna. Nome bizzarro che indica le casse di espansione del fiume Reno, dove in caso di piena vengono convogliate le acque. La strada diventa sterrata e ci porta, girando più avanti, prima a destra e poi a sinistra sull’argine del fiume Reno dove proseguiremo fino ad arrivare al ponte che attraversiamo in direzione Alfonsine. Cinquecento metri dopo il ponte a destra ci appare il santuario della Madonna del Bosco, fine tappa e luogo di sosta per le membra e per la mente.

 

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RACCORDO COMACCHIO

 

Da Comacchio si parte dal Santuario di Santa Maria in Aula Regia, la Madonna del Popolo, nella parte occidentale della città: oltre ad istanze devozionali per il salvamento di Comacchio dalle acque del Po nel 1645, nelle intenzioni del cardinale legato Stefano Donghi (1644-1648), si prosegue lungo un porticato di 142 arcate, realizzato verso la metà del Seicento, denominato Loggiato dei Cappuccini. Nel XVI secolo, infatti, fanno il loro ingresso i padri cappuccini, voluti dal duca Alfonso II d’Este. Nel 1619 ha luogo l’incoronazione ufficiale della statua della Beata Vergine. L’attuale edificio risale al 1665, mentre la facciata neoclassica fu fatta costruire nel 1888. L’interno, ad un’unica navata, è coperto con volte a crociera; l’abside, a forma rettangolare con volta, comprende l’ancona in legno dipinto che ospita la statua chiamata un tempo Madonna del popolo, opera tardorinascimentale dell’arte ferrarese. Adiacente al santuario si trova il Museo Mariano di Arte Sacra Contemporanea, fondato nel 1978 per documentare la presenza del “sacro” nell’arte contemporanea. Accanto a stampe antiche sono esposte opere di Remo Brindisi, Aldo Bergonzoni e Arnaldo Pomodoro. Nel loggiato si apre l’accesso all’attuale Museo della Manifattura dei Marinati, nella sede del’ex Azienda Valli Comunali. Seguendo Corso Giuseppe Mazzini si arriva al Duomo di San Cassiano. L’attuale struttura, progettata dall’architetto romano Angelo Cerruti e consacrata nel 1740, appare di una grandezza spropositata se raffrontata al contesto urbano, che domina con la sua mole imponente. La facciata in mattoni, ad eccezione dei capitelli, dei basamenti delle paraste, dell’alto zoccolo e del prominente cornicione mediano, tutti in pietra d’Istria, segue i canoni estetici dell’epoca.

 

La struttura interna è ad unica navata centrale con cappelle laterali. Scenografico sullo sfondo l’imponente altare in marmo con angeli ai lati, complementare alla finta ancona monocroma del bolognese Giuseppe Gotti, con i santi Mauro e Nicola da Tolentino che circondano la cinquecentesca immagine lignea di San Cassiano, il protettore della città e della diocesi. Di particolare interesse anche il coro, dono del vescovo d’Arcano, che gira attorno all’intera abside in duplice ordine di stalli, e l’organo costruito nel 1728 da Gian Domenico Traeri, collocato sopra la porta centrale d’ingresso.

 

Nella piazza sul fianco del duomo si innalza coeva la Torre Campanaria, opera del veneziano Giorgio Fossati. All’entrata della chiesa una tavola pittorica illustra l’ambizioso progetto originale, che si ridusse di altezza, perdendo lo slancio iniziale, a seguito di un crollo verificatosi a lavori praticamente ultimati nel 1757, che lasciò intatta solo la base in pietra d’Istria. Il campanile fu riedificato dopo oltre un secolo nel 1868. Proseguendo si entra nella zona pedonale del centro storico; girando a destra in Via Edgardo Fogli seguendo il canale della Marchesana si giunge al ponte degli Sbirri, dove avevano accesso le prigioni, e dalla cima del ponte la vista spazia sui monumenti principali di Comacchio, il ponte dei Trepponti, il Museo del Delta Antico, nel luogo che fu l’ospedale degli infermi dedicato a San Camillo e al Palazzo Bellini, sede museale. Proseguendo si arriva in via San Pietro che porta all’uscita di Comacchio passando sul ponte mobile e entrando nel comparto vallivo di Valle Fattibello. Si proseguirà sull’argine per tre chilometri per raccordarsi al cammino che era partito da Porto Garibaldi e si proseguirà a destra in direzione Alfonsine.

 

INFO TECNICHE

Lunghezza Tappa: 25 km
Dislivello Salita: 13 m
Dislivello Discesa: 12 m

 

info da https://www.viaemisericordiae.org/le-tappe/portogaribaldi/

DA NON PERDERE...

  • Porto Garibaldi
    Porto Garibaldi, nato come villaggio di pescatori e sviluppatosi poi come paese intorno al porto fu il primo insediamento balneare della costa. Ancora oggi le barche scaricano il pesce fresco, da assaporare poi nei numerosi ristoranti o a casa seguendo le indicazioni di chi con il pesce vive da sempre

  • Comacchio

    Denominata "La piccola Venezia", Comacchio è una città lagunare che incanta, dotata di una vitalità che trova linfa nel rispetto della propria storia e dell’ambiente che la circonda. Scrigno di particolari bellezze naturalistiche e testimonianze storiche ed oggi considerata la capitale del Parco del Delta del Po, è un piccolo centro che nasce e vive tra terra e acqua. I suoi sette Lidi sono meta ideale per una vacanza da trascorrere con la famiglia o con gli amici, o anche per un week end di relax, per riposarsi al sole o per festeggiare nella divertente notte dei Lidi

 

  • Valli di Comacchio

    A pochi chilometri dal centro storico, si apre lo straordinario paesaggio delle Valli di Comacchio, terza stazione del Parco. Un paesaggio di irreale bellezza dove i cangianti colori degli specchi salmastri sono interrotti da cordoni sabbiosi che disegnano geometrie stravaganti. Un regno magico che sorge tra terra e acqua, per lunghi secoli di vitale importanza nell’economia del territorio ed oggi straordinario sito naturalistico, meta ogni anno di migliaia di visitatori. Vero e proprio unicum a livello italiano, senza nulla da invidiare alle celebre Camargue francese, le Valli di Comacchio comprendono 13.000 ettari di specchi di acqua salmastra alternati a pinete, oasi e boschi circostanti, habitat ideale di centinaia di specie di uccelli tra i quali i fenicotteri rosa, che da anni ormai costituiscono una colonia stanziale all’interno della Salina. Il punto di partenza delle visite in barca si trova a Casone Foce, a sud di Comacchio, e il percorso si addentra nelle valli alla scoperta degli antichi casoni da pesca.

NELLA BISACCIA DEL VIANDANTE...

  • Vini dell'Emilia
  • Salama da sugo
  • Salame all’aglio
  • Salame Zia Ferrarese
  • Pera dell'Emilia-Romagna
  • Saba dell’Emilia-Romagna
  • Zucca violina
  • Cappellacci di zucca ferraresi
  • Cappelletti
  • Ciambella ferrarese
  • Coppia ferrarese
  • Pampapato o Pampepato di Ferrara
  • Pasticcio di maccheroni alla ferrarese
  • Sfoglia dell’Emilia-Romagna
  • Torta ricciolina o torta di tagliatelle
  • Torta Teneria
  • Miele di erba medica della pianura emiliano-romagnola
  • Vini Ravenna
  • Vini Rubicone
  • Castrato di Romagna
  • Suino di razza mora o mora romagnola
  • Pecorino del pastore
  • Loto di Romagna
  • Pesca e nettarina di Romagna
  • Sapore
  • Mistocchine
  • Orecchioni
  • Piadina Romagnola
  • Sfoglia dell’Emilia-Romagna
  • Miele di tiglio